Attualmente in Italia è obbligatorio indicare in etichetta,adesempio sulle confezioni di alimenti come pasta, riso, latte e passata di pomodoro, la provenienza della materia prima utilizzata.
Non solo, ma già da molti anni, i consumatori italiani, sono abituati a trovare in etichetta anche varietà, qualità e provenienza dell’ortofrutta fresca, il codice di identificazione nelle confezioni di uova e infine, il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto. In questo modo, i consumatori possono avere a disposizione indicazioni a sufficienza per capire, ad esempio, se i prodotti che intendono acquistare sono made in Italy.

Tuttavia, dal 1° Aprile 2020, entrerà in vigore il Regolamento esecutivo UE 775/2018, che ci farà fare un passo indietro. Infatti, il Regolamento (recante modalità di applicazione dell’articolo 26 del Regolamento UE n. 1169/2011 che concedeva agli Stati membri dell’Ue di ampliare i dettagli riportati in etichetta), prevede che, solo in alcuni casi, vi sia l’obbligo di indicare la provenienza della materia prima in etichetta. Tutti gli stati membri, ad eccezione di Germania e Lussemburgo che si sono astenuti, hanno approvato questa novità.

Il nuovo Regolamento quindi,si applica solo quando c’è il rischio che il consumatore si possa confondere sulla provenienza di un alimento in quanto ad esempio vi sono diciture, illustrazioni, simboli o termini sulla confezione che si riferiscono a luoghi geografici. Ad esempio: se su un pacco di pasta compare la bandiera tricolore o un altro simbolo universalmente noto dell’Italia, e il grano utilizzato per realizzarla non è italiano, allora il produttore è obbligato a riportarlo in etichetta. Altrimenti no.

Il Regolamento NON si applica:

  • alle indicazioni geografiche protette a norma dei regolamenti (UE) n. 1151/2012, (UE) n. 1308/2013, (CE) n. 110/2008, (UE) n. 251/2014
  • alle indicazioni protette in virtù di accordi internazionali
  • ai marchi d’impresa registrati, laddove questi ultimi costituiscano un’indicazione dell’origine

Come precedentemente detto, l’Italia ha una legislazione nazionale all’avanguardia sul tema dell’indicazione dell’origine della materia prima, pertanto, questo regolamento più “flessibile” segna di fatto un passo indietro per il nostro Paese.

Addio quindi, all’indicazione sull’origine del grano della pasta? Non necessariamente. I pastifici aderenti a Unione Italiana Food e altre aziende produttrici di pasta, in favore della trasparenza, hanno deciso, in modo volontario, di continuare a riportare le indicazioni relative all’origine sulle confezioni di spaghetti & co.

Bibliografia:
1)    https://ilfattoalimentare.it/origine-pasta-unione-italiana-food.html
2)    https://www.greenme.it/consumare/sai-cosa-compri/aprile-2020-etichette-alimentari-origine/