Secondo gli esperti della Food Standards Agency inglese, gli spruzzi d’acqua aumenterebbero i rischi di contaminazione batterica dell’ambiente circostante.

pollo

Fonte foto: www.corriere.it

«Don’t wash your chicken» (non lavare il tuo pollo): lo slogan si era già diffuso l’anno scorso attraverso una campagna di sensibilizzazione realizzata dai ricercatori della Drexel University (il video in inglese) che sfatava una delle credenze popolari meno fondate. Il pollo insomma non va lavato e l’idea che una bella sciacquata prima della cottura ripulisca da batteri e virus è quanto di più sbagliato. Non sempre la saggezza popolare è da seguire e il caso del pollo lavato ne è una dimostrazione, come ribadito recentemente dalle indicazioni della Food Standards Agency, l’ente britannico per la sicurezza alimentare.

 

Pericolosi spruzzi d’acqua

La Food Standards Agency rimarca come l’uso di lavare il pollo con l’acqua non uccida i batteri, anche perché si tratta di acqua fredda, e solo la cottura sia in grado di annientarli. Al contrario gli spruzzi d’acqua possono diventare una via d’infezione, veicolando batteri attraverso la superficie di lavoro, gli asciugamani e le stoviglie. L’acqua in sostanza può essere foriera di germi patogeni disperdendo la contaminazione, avverte la Food Standards Agency che chiama in causa il campylobacter.

 

Il 44% degli inglesi lava il pollo

I sintomi di questo batterio includono diarrea, dolori di stomaco e crampi, febbre e sensazione generale di malessere (sintomi tipici da gastroenterite), ma ci possono essere anche conseguenze più gravi e a lungo termine, come la sindrome di Guillain-Barre. E l’allarme proveniente dall’ente britannico per la sicurezza alimentare si affianca a un sondaggio che ha coinvolto 4.500 adulti britannici, riscontrando che la pratica di sciacquare il pollo prima di cucinarlo viene utilizzata dal 44 per cento dei consumatori.

 

Campylobacter e salmonella

Ma anche da noi il pollo è contaminato da campylobacter e valgono le regole stabilite in Gran Bretagna? Lo abbiamo chiesto a Umberto Agrimi, direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica Veterinaria e Sicurezza Alimentare dell’Istituto Superiore di Sanità, il quale ha sottolineato innanzi tutto che il campylobacter è il primo responsabile di zoonosi (malattie infettive trasmesse dagli animali all’uomo) in Europa, seguito dalla salmonellosi. I numeri della European Food Safety Authority parlano per il campylobacter e la salmonellosi rispettivamente di 214.268 e di più di 91mila casi registrati nel 2012. In Italia differentemente dalle medie europee i casi di salmonellosi (1453) continuano a essere nel 2012 più alti rispetto a quelli di campylobacter (774) ma il trend temporale delle due infezioni è simile anche in Italia con una riduzione della salmonellosi grazie a una campagna di controllo decisa ed efficace negli allevamenti avicoli, e un certo incremento delle infezioni umane da campylobacter che rimangono, verosimilmente, sottonotificate. «Il campylobacter si trova nell’intestino dei polli – spiega Umberto Agrimi – e durante la macellazione è possibile la contaminazione delle carcasse con materiale fecale. Sciacquando la superficie del pollo si corre il rischio di disperdere la contaminazione che rimanendo sulla superficie rimane invece confinata».

 

Fonte articolo: Corriere della Sera – www.corriere.it