Gli orari di lavoro eccessivamente lunghi sono comuni in molti paesi del mondo, ma spesso sono sottovalutate le conseguenze.

Il sovraccarico di lavoro però, può essere anche causa di infortunio, come nell’esempio sottocitato.

Tizio, lavoratore impiegato nella movimentazione di un convoglio composto da numerosi carri merci di una fonderia, scivola sbattendo la testa procurandosi una misura invalidante del 18%.

Agli imputati, datore di lavoro e direttore di stabilimento, è stato contestato di aver violato le norme poste a tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, consentendo che Tizio svolgesse attività di manovratore pur essendo sprovvisto di patentino, e che inoltre avesse lavorato in condizioni di sovraccarico venendo impiegato in attività lavorativa sino a 300 ore mensili, rispetto alle 168 ore previste.

Entrambi gli imputati sono riconosciuti colpevoli in quanto il datore di lavoro non è tenuto solo a predisporre misure di tipo organizzativo-gestionale imposte dalla legge, ma è tenuto all’adozione di misure che si rivelino idonee a tutelare l’integrità psico-fisica del lavoratore.

Ne consegue, secondo i giudici, che anche il mancato adeguamento dell’organico aziendale, che potrebbe determinare un eccessivo carico di lavoro, nonché il mancato impedimento di un super lavoro eccedente la normale tollerabilità, con conseguenti danni alla salute del lavoratore, costituisce violazione dell’art 42 , comma secondo, Costituzione e dell’art 2087 del codice civile e ciò anche quando l’eccessivo impegno sia frutto di una scelta del lavoratore.

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Fonte: Ambiente & Sicurezza sul lavoro – Maggio 2014